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Progetto Floranet Life

Presentati i primi dati del progetto dedicato alla salvaguardia e la valorizzazione di sette specie vegetali rare, dal Giaggiolo della Marsica all’Astragalo Aquilano, presenti nei Parchi Naturali dell’Abruzzo Appenninico

Conservazione nel proprio ambiente, riduzione dell’impatto turistico e una campagna di sensibilizzazione tra gli obiettivi del progetto

Il progetto Floranet Life, dedicato a sette specie floristiche in pericolo di estinzione dell’Appennino, entra nel vivo. Dopo il lancio e la presentazione avvenuta lo scorso luglio, in questi mesi sono state avviate le prime attivitĂ  di monitoraggio e raccolta semi e rizomi delle sette specie vegetali di interesse comunitario. In particolare nei siti dei parchi della regione Abruzzo e nell’ambiente circostante, sono stati raccolti i semi di: “Adonide Ricurva” (Adonis distorta), “Androsace di Matilde” (Androsace mathildae), “Giaggiolo della Marsica” (Iris marsica), “Astragalo Aquilano” (Astragalus aquilanus), “Serratula con foglie seghettate” (Klasea lycopifolia), “Senecione” dell’isola di Gotland (Jacobaea vulgaris subsp. gotlandica); ad esclusione della “Scarpetta Di Venere” (Cypripedium calceolus), che non ha fruttificato in nessuna delle popolazioni conosciute. I dati sono stati presentati oggi durante la conferenza stampa organizzata a Pescara dal titolo “Salvaguardia e valorizzazione delle specie vegetali di interesse comunitario presenti nei parchi naturali dell’Appennino abruzzese”, pensata per fare un primo punto del progetto Floranet Life, cofinanziato tramite lo strumento LIFE, e che ha tra i partner, insieme al Parco Nazionale della Majella che ne è il capofila, il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, il Parco Naturale Regionale Sirente-Velino, l’UniversitĂ  di Camerino e Legambiente. Oltre alle misure di conservazione ex situ presso i giardini botanici, la banca del germoplasma ed il vivaio del Parco Nazionale della Majella, il progetto prevede tra le altre attivitĂ  anche una riorganizzazione dei flussi turistici vicino ai siti di crescita e attivitĂ  di formazione nelle scuole, realizzando aiuole con le specie interessate. I lavori di ‘salvaguardia’ si svolgono nelle aree Natura 2000 dei tre Parchi dell’Appennino centrale: Majella, d’Abruzzo e Sirente-Velino.

L’incontro, introdotto da Luciano Di Martino, Parco Nazionale della Majella e moderato da Antonio Nicoletti, responsabile aree protette Legambiente, ha visto la partecipazione nella prima sessione di Donato Di Matteo, assessore lavori pubblici, urbanistica, parchi, riserve e montagna della Regione Abruzzo, Antonio Carrara, Presidente Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Franco Iezzi, Presidente Parco Nazionale della Majella, Annabella Pace, Commissario Parco Regionale Sirente Velino, Giuseppe Di Marco, Presidente Legambiente Abruzzo, Fabio Conti, Responsabile scientifico del Centro Ricerche Floristiche dell’Appennino – UniversitĂ  di Camerino.

Nella seconda sessione pomeridiana, dedicata nel dettaglio al progetto Life e organizzata a Sulmona, presso la sede operativa del Parco Nazionale della Majella, sono intervenuti: Oremo Di Nino, responsabile del progetto, Parco Nazioanle della Majella, Luciano Di Martino, coordinatore tecnico del progetto, Parco Nazionale della Majella, Fabio Conti, responsabile scientifico del progetto, Centro Ricerche Floristiche dell’Appennino – Università di Camerino, Valeria Giacanelli, ISPRA, Bruno Celupica, Regione Abruzzo – Ufficio Parchi e Aree protette, Giampiero Ciaschetti, Parco Nazionale della Majella, Stefano Raimondi, coordinatore nazionale aree protette e biodiversità Legambiente. La sessione è stata coordinata da Antonio Nicoletti di Legambiente.

Tornando ai dati presentati oggi, oltre alla raccolta dei semi delle specie in questione, è iniziato anche il monitoraggio delle specie target (azione A3) “Serratula con foglie seghettate” e “Senecione dell’isola di Gotland”, ad opera dei ricercatori dell’UniversitĂ  di Camerino – Centro Ricerche Floristiche dell’Appennino, nel territorio del Parco Regionale Sirente-Velino. In questa occasione è stata scoperta anche una nuova stazione di “Senecione dell’isola di Gotland”. Altra nota positiva comunicata durante l’incontro, riguarda il networking del progetto, che si sta allargando, visto che sono stati stretti accordi con il “Kew Royal Botanic Gardens” di Londra per l’invio di duplicati presso la “Millennium Seed Bank”, la piĂą grande e completa banca del germoplasma delle specie selvatiche del pianeta in pericolo di estinzione. Contemporaneamente i ricercatori del Kew Gardens hanno raccolto materiale vivo di “Scarpetta di Venere” presso le stazioni del Parco Nazionale della Majella e del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, per effettuare la mappatura genetica di tutti i popolamenti nell’ambito di un progetto internazionale di salvaguardia della specie.

“Il progetto Floranet Life – spiega Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente – nasce con l’idea di realizzare una grande azione di rete tra le aree protette interessate dell’Appennino che, sulla scorta del successo di precedenti esperienze progettuali sulla gestione faunistica, possa portare a significativi risultati anche nella salvaguardia dello straordinario patrimonio floristico delle nostre montagne e quindi della sua biodiversitĂ . L’intento è di ribadire anche la capacitĂ  dei parchi di raggiungere obiettivi e strategie comuni, come testimonia il fatto che ben 23 enti, tra Regioni, Ministero, Enti Parco, CFS, amministrazioni comunali dei territori coinvolti e istituti di ricerca anche internazionali, hanno offerto il loro supporto istituzionale”.

“Gli obiettivi del progetto Floranet Life che oggi presentiamo – ha dichiarato Franco Iezzi, presidente del Parco Nazionale della Majella – sono del tutto coerenti con la Strategia Nazioanle della BiodiversitĂ  elaborata dal Ministero dell’Ambiente, il che dimostra come, la volontĂ  di elaborare una proposta progettuale mirata su specie dall’alto valore conservazionistico, di interesse comunitario ed anche al centro di politiche di salvaguardia e di tutela che fino ad oggi non erano mai state condotte in maniera coordinata e complessiva su tutte le 7 specie, può portare a importanti risultati che ci auguriamo possano portare benefici sia in termini di accresciuta expertise tecnica sul tema, ma anche di valorizzazione delle comunitĂ  locali riguardo ad una aumentata consapevolezza del valore dei propri territori”.

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